Potremmo chiamarla la natura solerte, o qualcosa che abbia la stessa capacità evocativa, di sostegno, di fiducia. È la fonte d' acqua che consente a una comunità di nascere, o il profumo di gelsomini che stordisce un' anima innamorata, o le vetrine di una libreria che irrigano ogni giorno il deserto di una periferia. Facendosi fonte, appunto, sostegno e ispirazione. È così, a Roma, nel 1967, apre la libreria Arethusa in Viale Primavera a Centocelle.
E per Sergio Mosera, e per la moglie Franca Mastropietro che la aprirono nel 1967 quando tutto intorno non c' erano che prati e contemporaneamente all’apertura del Francesco d'Assisi succursale del liceo scientifico Cavour. La prima succursale di un liceo ad oltrepassare i confini dei quartieri ricchi.
«Lavoravo alla libreria Ricerche e poi alla libreria della Sapienza - racconta Sergio Mosera - perché io il libraio lo faccio dal 1956, e abitavo in questa zona. Quando aprì il liceo ci chiedemmo, perché non tentare?».
Dal primo negozietto con due vetrine sulla strada polverosa, oggi possiamo vantare una delle più importanti realtà fuori dal centro: sei vetrine e 350 metri quadrati divisi tra la scolastica («Da lì abbiamo cominciato») ed una offerta di varia che comprende la maggiore editoria italiana. «Ci chiamano la Feltrinelli di periferia - racconta Sergio - ma non sono tanto contento. Non per la Feltrinelli, per carità, ma oggi dobbiamo guardarci anche dalla grande distribuzione che offre sconti che non possiamo sopportare. È difficile essere un librario indipendente, questa zona confina con il Tuscolano, col Tiburtino, fino a Tor Bella Monaca e non sono in tanti ad offrire i libri che noi proponiamo». Sergio Mosera non lo dice per modestia, ma il suo è un vero presidio culturale in una trincea ogni giorno più difficile.
Perché Arethusa (nome che illuminò Mosera, nel vederlo stampato come logo della collana di un volume di Ettore Paratore) non può essere che se stessa, una fonte che appare insperata, là dove la sete brucia.
Arethusa, da oltre quaranta anni “fonte del sapere" a Centocelle
Intervista a Franca Mosera, contitolare con il marito Sergio della popolare libreria
Nel Settembre del 2007, l’Arethusa di Franca e Sergio Mosera, storica libreria di Centocelle, ha spento le 40 candeline ed è entrata nel 41° anno della sua attività.
L’Arethusa ha compiuto 40 anni. Come iniziò questa “avventura”?
Sergio ed io allora eravamo molto giovani. Lui lavorava presso una libreria universitaria. I libri erano già la nostra passione e quando lui lesse dell’apertura di alcune scuole in zona, decidemmo di aprire la libreria. L’Arethusa già allora era qui, più piccola, poi negli anni ci siamo ingranditi.
In quarant’anni come è cambiata la lettura, o meglio come sono cambiati i lettori?
Allora i giovani erano molto più colti, più impegnati. Tra i ragazzi di oggi c’è un livellamento culturale verso il basso. Per farvi un esempio, una volta capivo se un ragazzo faceva il liceo e quale – classico o scientifico - da come parlava, dagli interessi letterari che aveva. Non so di chi sia la colpa – della scuola? della famiglia? Forse anche delle Istituzioni -, ma certo, rispetto ad allora, penso che manchino gli stimoli culturali nonché la coltivazione degli ideali. Una volta c’era più piacere tra i giovani nel comprare i libri. I ragazzi della mia generazione avevano “fame” di libri perché a casa non ne avevamo tanti e quindi per noi avevano un valore maggiore. Non c’erano molte cose da fare, la tv non trasmetteva ventiquattr’ore al giorno. Il computer non c’era. Forse anche per questo la lettura per noi era una gioia.
Ma i cosiddetti classici rimangono le letture preferite?
No no. Ci sono i libri “di stagione”: quelli più pubblicizzati, che fanno tendenza. E che magari poi cadranno nel dimenticatoio l’anno dopo. Prendiamo un autore a caso, Dan Brown. Se scriverà altri libri, ci sarà una richiesta dei precedenti, altrimenti difficilmente verranno venduti e quindi ristampati e via dicendo. Una cosa però hanno in comune i best sellers del momento: sono sempre libri che si leggono molto bene. Spesso conta di più come un libro è scritto che la storia in sé.
Qual è un libro da consigliare tra quelli non pubblicizzati?
La figlia del silenzio di Kim Edwards. In effetti se ne è parlato. Ma meriterebbe una vetrina più ampia. Un bel libro davvero.
I dati divulgati dicono che la lettura sia in aumento. Più 6% in Italia e più 25% a Roma. Ha riscontrato questo trend?
Mah, veramente l’ho visto poco. Forse sarà il fatto che oramai i libri si vendono ovunque e questo trend avrà interessato altri luoghi di vendita. Una cosa che non mi spiego, ed è indice di un cambiamento in peggio della società, è che non di rado mi sento dire che dieci-quindici euro per un libro da regalare sia tanto. A parte il fatto che ci sono libri a pochi euro di notevole pregio, non capisco come quindici euro per un libro possano essere troppi mentre non lo sono i cinquanta o più euro per un videogame o qualsiasi altro regalo tecnologico. Il rapporto qualità-prezzo di un libro come regalo secondo me non ha eguali. E la cosa mi allarma ancor di più quando si parla di fare un regalo a un bambino. Spesso sento dire che è inutile regalare libri prima dei sei anni. L’amore per la lettura va invece trasmesso sin da subito, tant’è vero che esistono libri per i bambini al di sotto dei due anni. E anche i libri per ragazzi che vengono venduti sono cambiati non certo in meglio. Una volta vendevamo tantissimi libri di narrativa mitologica, sull’arte greca e via dicendo, scritti proprio per i ragazzi delle elementari. Era un modo per farli avvicinare, appassionare alla cultura. Credo che i genitori dovrebbero riiniziare a pensarci su.
Conosco molte persone che vengono qui in libreria senza avere le idee ben chiare, sapendo che Lei saprà consigliarle…
A me piace molto leggere, sono curiosa e mi appassiono. In effetti è vero, ci sono delle persone che vengono, si fanno un giro eppoi mi dicono cosa piacerebbe loro leggere, quali sensazioni provare e le consiglio molto volentieri. La gente, quando non sa che fare, va spesso a farsi un giro al centro commerciale. Sono molte meno le persone che per fare quattro passi si fanno un giro in libreria. Invece io lo consiglio a tutti, dando uno sguardo ai libri, come alle vetrine di un altro negozio, ci si rilassa, magari si viene rapiti da una copertina o una trama e si scopre un libro di cui altrimenti non si sarebbe conosciuta l’esistenza. Secondo me le scuole dovrebbero portare i ragazzi a fare delle “gite” nelle librerie: per capire come è il mondo dei libri, come è strutturata una libreria, i reparti le materie (letteratura, storia, viaggi, ecc…).
Penultima domanda, leggono di più gli uomini o le donne?
Le donne…
Tornando indietro che lavoro le piacerebbe fare?
Questo, assolutamente. Ogni mattina mi alzo felice. Sto andando nella mia libreria. Nella vita avrei potuto fare altri lavori molto più remunerativi. Ma fare un lavoro con passione per oltre quarant’anni fa si che ogni giorno vai a lavoro contenta. Ne sono convinta, il mio è il lavoro più bello…